L’influenza dell’inglese sulla lingua italiana


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Audio completo – Parte prima.

 

Audio completo – Parte seconda.

 

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Parte prima.
Negli ultimi decenni
 l’italiano ha subito un processo, costante e progressivo, di “colonizzazione” da parte dell’inglese. Questo fenomeno ha avuto un impatto così massiccio che, per descriverlo, alcuni hanno utilizzato termini propri del campo semantico della guerra, e hanno fatto riferimento all’invasione della lingua inglese nella lingua italiana. Di cosa si tratta, dunque? Di arricchimento o di distruzione?

Questo fenomeno linguistico è spesso paragonato, per contrasto, a quello del francese.
La Francia si distingue 
per il suo approccio decisamente conservatore in questo campo. Esistono, infatti, delle leggi francesi che, regolando e limitando l’utilizzo di parole straniere, hanno l’obiettivo di tutelare il patrimonio linguistico e culturale locale.

Ad esempio, già nel 1955 la parola “ordinateur” fu introdotta come alternativa all’espressione internazionale “computer.” Il termine francese non è una perfetta traduzione dell’originale inglese, bensì significa “colui che mette le cose in ordine.” Al di là del fatto che questo termine è fortemente determinato dal genere maschile, sarebbe come se in italiano si usasse la parola “calcolatore.” Tuttavia, questo non rispecchierebbe fedelmente il significato di computer, che, anche se nato per “calcolare,” oggigiorno ha delle funzionalità molto superiori ed è presente ovunque. Se non avessimo il computer, come sarebbe la nostra vita?

Sempre in Francia, più recentemente, nel 2013, è stata approvata una legge che abolisce la parola “hashtag”, cioè il cancelletto utilizzato su Twitter per segnalare argomenti, temi o contenuti interessanti. La Commissione francese per la terminologia e i neologismi ha annunciato la francesizzazione della parola “mot-dièse” al posto di “hashtag.” Questa decisione ha scatenato una lunga discussione sul web, soprattutto a causa dell’immagine stereotipica dei francesi snob, patriottici ed eccentrici. In altre parole, dei francesi con la puzza sotto il naso!

In Italia, invece, la tendenza è opposta: il numero di parole prese a prestito dal mondo anglosassone è in costante aumento. Pare che dal 2000 ad oggi il numero di parole inglesi che sono state assimilate nella lingua scritta italiana sia aumentato del 773%: quasi 9.000 sono gli anglicismi attualmente presenti nel famoso dizionario Treccani su circa 800.000 tra lemmi ed accezioni.

Parte seconda.
La responsabilità è da trovare principalmente in alcuni settori della società contemporanea: dal marketing alla finanza, dai social media allo spettacolo (musica e cinema). Quindi è abbastanza naturale che ci siano espressioni come
fare brainstorming, organizzare una conference call con i partner e discutere di mission aziendali durante un meeting. La lingua è qualcosa di mutevole, che cambia con il cambiare dei tempi e delle persone.

Altre espressioni ormai fanno parte dell’uso quotidiano della lingua italiana: si augura un buon weekend, si chiede all’amica di andare a fare shopping o si organizzano dei party. D’altronde, nessuno parla di posta elettronica, ma di email. Oppure, chi si lascia non rimane nubile o celibe, ma semplicemente single.

In tempi più recenti, c’è chi è andato oltre ed ha addirittura creato parole ibride che sono a metà strada fra le due lingue. Ecco allora che è iniziato un fenomeno, ora abbastanza comune soprattutto fra i teenagers…oops, scusate, fra gli adolescenti, per cui si aggiungono suffissi italiani a termini inglesi. Nascono così “mostri linguistici” come speakeraggio, sponsorizzazione o brandizzazione, e anche verbi come bannare, briffare, likare ecc.

Bisogna essere preoccupati per il futuro dell’italiano? Oppure la lingua di Dante e Petrarca è destinata solamente ai libri di letteratura? Utilizzare nuovi termini che sono connessi alla tecnologia (come wifi, blue tooth, software, mail) è accettabile e comprensibile, ma è necessario fare attenzione alla banalizzazione della lingua e al declino linguistico che questo potrebbe causare.

Nel 2016, la rivista online WIRED ha pubblicato un articolo intitolato “50 parole inglesi che si potrebbero dire anche in italiano” come competizione invece di contest, zenzero invece di ginger e schermo invece di display.[1] Sicuramente vale la pena leggerlo e magari iniziare un fenomeno di contro-tendenza. Fra vent’anni quale lingua sarà cool parlare: l’Itanglish o semplicemente l’italiano?

[1] http://www.wired.it/lol/2016/03/28/50-parole-inglesi-italiano/

 

 

Transcript of audios containing comprehension questions:

  1. Da quanto tempo dura l’influenza massiccia dell’inglese sull’italiano? In che modo è stato descritto questo fenomeno?
  2. Perché spesso si parla della lingua francese quando si parla dell’influenza dell’inglese sull’italiano?
  3. Cosa è successo in Francia nel 1955?
  4. E nel 2013, cosa è successo in Francia?
  5. Come è cambiata la lingua italiana dal 2000 fino ai nostri giorni?
  6. Da dove derivano principalmente le parole inglesi in italiano?
  7. Usare parole inglesi in italiano è poco comune?
  8. Recentemente, la lingua italiana è cambiata ancora di più, soprattutto grazie agli adolescenti. Cosa è successo?
  9. Quali sono alcuni rischi dell’uso eccessivo dell’inglese in italiano?
  10. Secondo la rivista online WIRED, quali sono alcune parole italiane che dovremmo usare più spesso?

 

 

Grammar Recaps:

  1. per descriverlo: se usiamo un verbo dopo una preposizione, il verbo non è coniugato. Quando questo verbo è seguito da un oggetto diretto in forma di pronome, allora aggiungiamo il pronome direttamente al verbo all’infinito. Esempio: Ho comprato dei fiori per dare i fiori a Giulia > Ho comprato dei fiori per darLI a Giulia.
  2. alcuni: questo aggettivo significa “some” ed è sempre e solamente alla forma plurale, maschile o femminile (ALCUNI o ALCUNE). Quindi è seguito da una parola plurale. Un sinonimo di questo aggettivo è QUALCHE, che è invariabile e sempre singolare. Esempio: Noi abbiamo visitato ALCUNI MUSEI a Roma = Noi abbiamo visitato QUALCHE MUSEO a Roma.
  3. quello: qui è usato come pronome e si riferisce al fenomeno linguistico. Tutta la frase significa: “This linguistic phenomenon is often compared, by contrast, to the one of the French language.”
  4. regolando e limitando: in italiano ci sono 3 modi di tradurre i verbi inglesi in -ing. Uno di questi modi è quando il verbo in -ing significa “by means of.” Infatti, la frase significa: “As a matter of fact, there exist French laws, that, by means of regulating and limiting the use of foreign words, have the aim of safeguarding the linguistic and cultural heritage of the country.”
  5. fu introdotta: FU è il passato remoto di ESSERE. Usiamo il passato remoto in questa frase perché si parla del passato lontano, della storia.
  6. sarebbe come se in italiano si usasse: nota che i tempi usati in questa frase sono gli stessi di una frase ipotetica della possibilità (condizionale presente + se + congiuntivo imperfetto).
  7. Se non avessimo il computer, come sarebbe la nostra vita?: questa è una frase ipotetica della possibilità (condizionale presente + se + congiuntivo imperfetto).
  8. è stata approvata: questa è una frase passiva. Guarda bene queste due frasi:
    Marino mangia la mela (frase attiva) > soggetto + verbo + oggetto diretto
    La mela è mangiata da Marino (frase passiva) > soggetto + verbo + DA + agente (= la persona che fa l’azione)
    Quindi la frase passiva è una evoluzione della frase attiva, in cui l’oggetto diretto della frase attiva diventa il soggetto della frase passiva. Questo dà maggiore enfasi all’oggetto / soggetto (la mela). Al presente, per passare dalla frase attiva a quella passiva, dobbiamo aggiungere il verbo essere come ausiliare e coniugare il verbo al participio passato. Se la frase attiva è al passato prossimo, aggiungiamo il verbo essere al passato prossimo:
    Mario ha mangiato la mela > La mela è stata mangiata da Mario.
  9. Pare che dal 2000 ad oggi il numero di parole inglesi che sono state assimilate nella lingua scritta italiana sia aumentato: in questo caso la frase principale è PARE CHE DAL 2000 AD OGGI IL NUMERO DI PAROLE INGLESI…SIA AUMENTATE. “Pare che” vuole il congiuntivo e lo usiamo per il verbo AUMENTARE, e non ASSIMILARE, perché “assimilare” appartiene ad un’altra frase (“che sono state…”).   
  10. su: questa preposizione significa “on” e indica una posizione specifica (Il telefonino è sul tavolo). Tuttavia, spesso le preposizioni cambiano significato in base a ciò che segue. In questo caso, SU è seguito da un numero, quindi significa “out of.”
  11. è da trovare: la traduzione di questa frase è “The responsibility is to be found in.”
  12. è abbastanza naturale che ci siano: l’espressione impersonale (“è naturale che”) richiede il congiuntivo (“ci siano”).
  13. qualcosa di: guarda bene queste due frasi:
    qualcosa / niente DI buono > DI + aggettivo
    qualcosa / niente DA mangiare > DA + verbo
  14. con il cambiare: in questa espressione c’è un verbo all’infinito (CAMBIARE) che è preceduto da un articolo (IL). Questo significa che il verbo ha la funzione di sostantivo (noun) e significa “the act of changing.” La traduzione in inglese di tutta la frase è “Language are something changeable and adaptable, that evolve with the changing of times and people.” 
  15. Altre espressioni: fai attenzione alla concordanza fra aggettivo e sostantivo (= noun) in questo caso. L’aggettivo (ALTRE) è femminile e plurale, ma il sostantivo termina con -i. Quindi significa che la parola ESPRESSIONE / ESPRESSIONI è femminile. Ricorda che tutte le parole italiane che terminano in -SSIONE / – SSIONI sono femminili (impressione, possessione, trasmissione, ecc.). Anche le parole che terminano in -ZIONE / -ZIONI sono femminili (promozione, condizione, stazione, ecc.).
  16. si augura: questo è un verbo alla forma impersonale, cioè non ha un soggetto specifico perché il significato è generale e collettivo. In questo caso, il verbo AUGURARE (to wish something to someone) è singolare perché è seguito da un oggetto diretto singolare (buon weekend).
  17. si chiede…di andare: anche questo è un verbo impersonale. In questo caso, il verbo CHIEDERE è singolare perché è seguito da DI + INFINITO.
  18. si organizzano: anche questo è un verbo impersonale. In questo caso, il vero ORGANIZZARE è plurale perché è seguito da un oggetto diretto plurale (dei party).
  19. parla di: ricorda che il significato di alcuni verbi cambia in base alla preposizione con cui sono usati. PARLARE è uno di questi verbi ed è molto comune.
    PARLARE A qualcuno: to talk TO someone
    PARLATE DI qualcosa: to talk ABOUT something
    PARLARE A qualcuno DI qualcosa.
  20. chi si lascia: ricorda che il pronome relativo CHI è usato solamente per indicare “who” (in una domanda, diretta o indiretta), oppure “all the people who / all those who.” GUarda bene queste due frasi
    “I met a person who owns the the Ferrari” > who = CHE (chi)
    Who is that person?” > who = CHI (che)
  21. aggiungono: questo è il verbo AGGIUNGERE (= to add). La coniugazione completa al presente è:
    aggiungo, aggiungi, aggiunge, aggiungiamo, aggiungete, aggiungono
    Il participio passato è irregolare, e la coniugazione del passato prossimo è:
    ho aggiunto, hai aggiunto, ha aggiunto, abbiamo aggiunto, avete aggiunto, hanno aggiunto
  22. Nascono: il verbo NASCERE è soprattutto usato al passato prossimo come nella frase Sono nato nel 1985. Oppure: Quando è nato il Presidente Obama?
    Esiste anche la coniugazione completa, che al presente è:
    nasco, nasci, nasce, nasciamo, nascete, nascono
    Quando parliamo di personaggi del passato oppure quando raccontiamo una favola, usiamo il passato remoto:
    nacqui, nascesti, nacque, nascemmo, nasceste, nacquero
  23. Bisogna essere preoccupati: questa è un’espressione impersonale che significa ”Must one be worried.” Il significato è collettivo, cioè non c’è un soggetto specifico, ma parla di tutte le persone in generale. Per questo motivo, l’aggettivo è plurale e maschile: perché, anche se il verbo è singolare, la frase si riferisce a una pluralità di individui.
  24. è necessario fare: quando usiamo un verbo dopo un’espressione impersonale (verbo essere + aggettivo), il verbo è all’infinito.
  25. Fra: questa preposizione significa “between” o anche “among” ma, quando è seguita da un’indicazione temporale, significa “in”. Esempio: Fra 5 minuti arriveremo all’aeroporto. / Fra due settimane, Martina e Paolo si laureeranno.

 

 

Answers to Comprehension Questions.

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  1. Da quanto tempo dura l’influenza massiccia dell’inglese sull’italiano? In che modo è stato descritto questo fenomeno?
    L’influenza dell’inglese sull’italiano dura da circa vent’anni. Questo fenomeno è stato descritto come una guerra e come un’invasione.
  2. Perché spesso si parla della lingua francese quando si parla dell’influenza dell’inglese sull’italiano?
    Perché anche il francese ha subito e subisce l’influenza dell’inglese, ma la Francia ha creato delle leggi per contrastare l’influenza eccessiva dell’inglese.
  3. Cosa è successo in Francia nel 1955?
    Nel 1955 la Francia ha approvato una legge che impone l’uso della parola francese “ordinateur” invece della parola inglese “computer”.
  4. E nel 2013, cosa è successo in Francia?
    Nel 2013 la Francia ha approvato una legge che abolisce la parola “hashtag”.
  5. Come è cambiata la lingua italiana dal 2000 fino ai nostri giorni?
    Dal 2000 ad oggi, il numero di parole inglesi nella lingua italiana è aumentato moltissimo.
  6. Da dove derivano principalmente le parole inglesi in italiano?
    Le parole inglesi in italiano derivano principalmente da dal marketing, dalla finanza, dai social media e dallo spettacolo.
  7. Usare parole inglesi in italiano è poco comune?
    No, usare parole inglesi in italiano è molto comune e molte fanno parte dell’uso quotidiano.
  8. Recentemente, la lingua italiana è cambiata ancora di più, soprattutto grazie agli adolescenti. Cosa è successo?
    Negli ultimi tempi, i giovani hanno creato delle parole ibride che sono una combinazione di parole italiane e parole inglesi.
  9. Quali sono alcuni rischi dell’uso eccessivo dell’inglese in italiano?
    L’uso eccessivo dell’inglese potrebbe causare il declino dell’italiano.
  10. Secondo la rivista online WIRED, quali sono alcune parole italiane che dovremmo usare più spesso?
    Sono competizione invece di contest, zenzero invece di ginger e schermo invece di display.