Made in Italy: moda e design


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Audio completo – Parte prima.

 

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Parte prima.
Junko è una ragazza giapponese che è vissuta per la maggior parte della sua vita a Tokyo. I suoi genitori sono spesso all’estero per lavoro, anche per lunghi periodi e, grazie a questo, Junko ha avuto la possibilità di viaggiare ed esplorare paesi e culture molto diversi dalla sua. Fra le sue destinazioni preferite c’è senz’altro l’Italia, dove, in media, il turismo giapponese raggiunge numeri molto alti. Nel 2014, infatti, i turisti giapponesi in Italia sono stati circa un milione e trecento mila, che corrisponde all’undicesimo posto della classifica dei turisti stranieri in Italia.[1]

Ciò che attrae i turisti giapponesi, che hanno un’attenzione particolare per l’estetica e la bellezza, non è solo l’arte, la cucina e il paesaggio, ma anche la moda e il design. In altre parole: il “Made in Italy.”

Con questa espressione inglese, che ormai è diventata d’uso comune in Italia e all’estero, si definisce uno specifico processo di produzione artigianale e industriale caratterizzato da: qualità dei materiali, cura dei dettagli e sensibilità al bello. Negli anni, il “Made In Italy” ha acquistato talmente visibilità da essere trasformato in un vero e proprio marchio che è al terzo posto per notorietà, dopo i marchi Coca-Cola e VISA.

Nonostante Junko abbia solo ventidue anni, ha visitato l’Italia già tre volte. Durante il suo primo viaggio ha seguito l’itinerario storico-artistico che da Venezia porta a Roma passando per Bologna e Firenze. Questo è un tour classico per i turisti che visitano l’Italia per la prima volta come Junko.
Tuttavia, per la sua seconda e terza visita in Italia, Junko ha scelto Milano per la fama di questa città settentrionale di centro urbano eclettico e meta del turismo dello shopping.

Milano è tradizionalmente considerata la città più moderna ed europea d’Italia, dove molte aziende e compagnie che lavorano nel campo della moda e del design hanno la loro sede. Tutti conoscono o hanno sentito parlare di marchi di moda come Prada, Dolce & Gabbana, Armani, che, insieme all’alta concentrazione di gallerie d’arte e ad uno stile di vita più metropolitano, hanno reso Milano sinonimo di “Made in Italy.”

Parte seconda.
In generale, l’unicità del “Made in Italy” sta nelle tradizioni artistiche e tecniche del territorio italiano. Queste, a loro volta, sono il frutto dell’evoluzione storica del paese. Infatti, la storia dell’Italia è la storia di una nazione che, dopo l’impero romano, subì numerose dominazioni estere. Nei secoli, arabi, spagnoli, francesi, tedeschi (e molti altri) conquistarono aree della penisola.
Tutto ciò contribuì alla fusione di culture, tradizioni, lingue ed anche di popolazioni, dando origine ad un patrimonio culturale molto ricco e variegato.

Oggigiorno, con la grande popolarità ed il valore economico del “Made in Italy” è nato anche un mercato nero parallelo che, approfittando del prestigio di un marchio, produce e commercia oggetti “taroccati” ossia contraffatti e di scarsa qualità. La produzione costa molto poco e questi oggetti sono poi venduti a prezzi molto inferiori a quelli autentici.

Tecnicamente, “Made in Italy” significa che un prodotto dovrebbe essere interamente realizzato in Italia, dalla progettazione fino al prodotto finito e pronto per la vendita. In realtà molti prodotti possono utilizzare questo marchio nonostante siano realizzati quasi completamente all’estero. Secondo l’articolo 24 del codice doganale europeo, un prodotto che è stato realizzato in due o più paesi è considerato comunque originario del paese in cui ha avuto luogo l’ultima trasformazione sostanziale. Se la legge europea fosse più severa, forse sarebbe più difficile produrre oggetti contraffatti.

Ciò significa che se un oggetto è prodotto al 70% all’estero e al 30% in Italia, quello stesso oggetto può ricevere il marchio “Made in Italy”. Ad esempio, nella produzione di una borsa, il 30% corrispondere più o meno all’assemblaggio dei manici e dell’etichetta con la borsa, mentre il 70% corrisponde alla fabbricazione vera e propria della borsa.

Il motivo per cui alcune aziende italiane scelgono di spostare parte della loro produzione all’estero è essenzialmente economico. In alcuni paesi esteri il lavoro è meno costoso poiché la manodopera degli operai ha un costo notevolmente inferiore. Prendiamo come esempio il settore del pellame. Si calcola che i costi di produzione di una borsa di ottima qualità, prodotta interamente in Italia con vera pelle, possano raggiungere i 70-150 euro, mentre 14-20 euro sono necessari nel caso in cui la stessa borsa sia prodotta in un laboratorio all’estero. Questo permette alle aziende di aumentare il loro profitto. Recentemente, grandi aziende come Gucci e Moncler sono state al centro di polemiche proprio per questo approccio eticamente discutibile. [2]

Malgrado questo, non pare che il “Made in Italy” sia in declino, grazie all’interesse costante dei turisti per i quali il fascino della dolce vita italiana è ancora potente. “Non c’è due senza tre” – si dice in italiano – quindi prima o poi Junko tornerà a Milano.

 

[1]  www.infomercatiesteri.it/turismo.php?id_paesi=126

[2] www.ilgiornale.it/news/cronache/i-piumini-moncler-gabanelli-prende-mira-gucci-1077759.html

 

Transcript of audios containing comprehension questions:

  1. Ai giapponesi piace visitare l’Italia? Spiega indicando dati precisi.
  2. I giapponesi da cosa sono attratti della cultura italiana?
  3. Qual è il significato dell’espressione “Made in Italy”?
  4. Solitamente, quali città visita un turista che va in Italia per la prima volta?
  5. Perché Milano è conosciuta in Italia e all’estero come una città molto moderna?
  6. Perché il “Made in Italy” è un simbolo dell’Italia e della sua cultura?
  7. Che cos’è il mercato nero e perché è nato parallelamente al mercato del “Made in Italy”?
  8. Cosa afferma la legge europea che regola l’uso del marchio “Made in Italy”?
  9. Un oggetto che non è stato fabbricato in Italia, può ottenere il marchio “Made in Italy”? Perché?
  10. Perché alcune compagnie decidono che è meglio produrre all’estero? Ci sono stati casi famosi in Italia recentemente?
  11. Qual è il futuro del “Made in Italy”? Perché?

 

 

Grammar Recaps:

  1. è vissuta: passato prossimo del verbo VIVERE. Nota che il participio passato è irregolare: VISSUTO.Il verbo ausiliare è ESSERE e per questo dobbiamo fare la concordanza (agreement) con il soggetto (Junko).
  2. paesi e culture molto diversi: fai attenzione alle concordanze fra aggettivi e sostantivi (nouns) in questa frase.
    IL PAESE / I PAESI: sostantivo maschile
    LA CULTURA / LE CULTURE: sostantivo femminile
    DIVERSI: è al maschile plurale per si riferisce a due sostantivi di generi diversi (paesi e culture)
    MOLTO: è un avverbio (= very) e quindi è invariabile (= it never changes).
  3. le sue destinazioni preferite: anche in questo caso, fai attenzione alle concordanze.
    LA DESTINAZIONE / LE DESTINAZIONI: sostantivo femminile
    LE SUE + PREFERITE: concordano (they agree) con DESTINAZIONI
  4. si definisce: questa è un verbo impersonale, SI + VERBO SINGOLARE = one defines.
  5. da essere trasformato: to be transformed.” DA + VERBO ALL’INFINITO ha sempre il significato di “to be done.” Esempio: Non c’è niente da capire = There’s nothing to be understood = There’s nothing that must be understood = There’s nothing to understand.
  6. al terzo posto: quando facciamo una classifica (ranking) usiamo la preposizione A + ARTICOLO prima del numero: AL primo, AL secondo…ALL’ottavo posto.
  7. Nonostante Junko abbia: NONOSTANTE significa although e richiede il congiuntivo.
  8. ha visitato l’Italia già tre volte: in questo caso usiamo il passato prossimo perché nella frase è indicato il numero preciso di volte che Junko è stata in Italia.
  9. passando per: la preposizione PER significa “for” ma può avere anche altri significati in base al contesto. In questo caso significa “through, across.” Esempio: Una volta, ho guidato per New York in macchina da solo = Once I drove through NY by car on my own.
  10. hanno reso Milano sinonimo di: la frase inglese TO MAKE SOMEONE/SOMETHING INTO + ADJECTIVE è complicata da tradurre in italiano. Nel testo la frase HANNO RESO MILANO SINONIMO DI significa “They made Milan synonym of.” Quindi, in italiano si usa SOGGETTO + RENDERE (= to make) + OGGETTO DIRETTO (someone or something) + AGGETTIVO. Attenzione, il participio passato di RENDERE è RESO. Esempio: La vita mi hanno reso una persona forte e indipendente. Life made me a strong and independent person.
  11. subì: passato remoto di SUBIRE (=to be subjected to). La coniugazione completa è:
    subii, subisti, subì, subimmo, subiste, subirono
  12. conquistarono: passato remoto di CONQUISTARE (= to conquer). La coniugazione completa è:
    conquistai, conquistasti, conquistò, conquistammo, conquistaste, conquistarono
  13. contribuì: passato remoto di CONTRIBUIRE (= to contribute). La coniugazione completa è:
    contribuii, contribuisti, contribuì, contribuimmo, contribuiste, contribuirono
  14. approfittando del prestigio: in questo caso il gerundio del verbo (approfittando) significa “by means of taking advantage.” Nota che il verbo APPROFITTARE richiede la preposizione DI.
  15. inferiori: questo aggettivo è usato per indicare il grado di un aggettivo (the degree of an adjective). Il suo contrario è SUPERIORE.
    Ad esempio: La qualità del cibo di Subway è inferiore a quella di Whole Foods.
  16. quelli autentici: in questo caso, la parole QUELLI è un pronome e significa “the authentic ones” (gli autentici uno). Quindi, se in una frase la parola UNO non indica un numero, allora è usato come pronome.
  17. realizzato: il verbo italiano REALIZZARE significa “to create, to achieve, to fulfill.” Quindi, è facile confondere questo verbo con il verbo inglese TO REALIZE (= to become aware of) che in italiano è tradotto con RENDERSI CONTO DI. Esempio: Mi sono reso conto che non passo troppo tempo davanti alla TV = I have realized that I spend too much time in front of the TV.
  18. nonostante siano realizzati: ricorda: NONOSTANTE richiede il congiuntivo.
  19. in cui: questo significa “in which” e può essere sostituito (replaced) con DOVE. Attenzione: nell’espressione NEL CASO IN CUI (in case) non possiamo usare DOVE.
  20. Se la legge europea fosse più severa, forse sarebbe più difficile produrre oggetti contraffatti: questa frase ipotetica esprime una possibilità e un rapporto di causa ed effetto. I tempi dei verbi che usiamo sono: congiuntivo imperfetto + condizionale presente. Ricorda: il congiuntivo imperfetto è sempre nella frase che comincia con SE.
  21. se un oggetto è prodotto al 70% all’estero e al 30% in Italia, quello stesso oggetto può ricevere: questa frase ipotetica esprime una realtà, un fatto. In questo caso usiamo: presente indicativo + presente indicativo.
  22. Il motivo per cui: questo significa “the reason why.” In Italiano devi sempre usare il pronome relativo: Il motivo / La ragione PER CUI.
  23. poiché: questa congiunzione significa “since” o anche “because” (but not as the answer to a WHY question). Usiamo questa congiunzione per spiegare meglio qualcosa che abbiamo detto precedentemente. Esempio:
    Anna è partita in anticipo, poiché deve andare all’aeroporto a Boston.
    Perché Anna è partita? Poiché Perché deve andare all’aeroporto a Boston.
  24. Si calcola che i costi di produzione di una borsa di ottima qualità, prodotta interamente in Italia con vera pelle, possano raggiungere: questa è una frase impersonale e quindi è necessario usare il congiuntivo presente: SI CALCOLA CHE + POSSANO.
    Attenzione: a volte le coniugazioni del presente indicativo e congiuntivo sono molto simili, ma con una piccola differenza.
  25. nel caso in cui la stessa borsa sia prodotta: l’espressione NEL CASO IN CUI (in case) richiede il congiuntivo. Esempio:
    Nel caso in cui tu sia interessato, ho un biglietto in più per il concerto di sabato > In case you are interested, I have an extra ticket for the concert on Saturday.
  26. permette alle aziende di aumentare: fai attenzione alle preposizioni che usiamo con il verbo PERMETTERE. “To allow someone to do something” = PERMETTERE A QUALCUNO DI FARE QUALCOSA. Attenzione: il participio passato di PERMETTERE è PERMESSO. Esempio:
    Il professore ha permesso agli studenti di consegnare il compito il giorno dopo > The instructor allowed students to submit their assignment the day after.
  27. non pare che il “Made in Italy” sia: l’espressione impersonale PARE CHE richiede il congiuntivo: PARE CHE…SIA.