La famiglia italiana


Audio completo – Parte prima

 

Audio completo – Parte seconda

 

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Alexandra  studia antropologia e giornalismo in un’università negli Stati Uniti. Sta facendo uno stage a Roma presso un centro di tutela della donna e delle politiche della famiglia. In particolare sta lavorando su un progetto di ricerca per capire il cambiamento della famiglia e il ruolo della donna in Italia negli ultimi anni. Alexandra sta collaborando con la Professoressa Paola Valente, Antropologa e Professoressa Ordinaria di Antropologia Culturale presso l’Università La Sapienza di Roma. Oggi la incontrerà per raccogliere delle informazioni più precise.

Alexandra: Negli Stati Uniti, quando pensiamo alla famiglia italiana, immaginiamo una famiglia tradizionale con mamma e papà, tanti figli, nonni e cugini, insomma pensiamo a una grande famiglia felice. È veramente così?

Prof. Valente: Questo era vero fino a circa gli anni ‘50 del secolo scorso, poi le cose sono cambiate. Fino a quegli anni il marito aveva un ruolo dominante, era il capofamiglia: lavorava fuori casa, non si occupava dei figli e della casa ma era la persona che prendeva tutte le decisioni in famiglia. Le donne avevano un ruolo subordinato: era molto raro per loro lavorare fuori casa. Si occupavano non solo della casa e dell’ educazione dei figli ma anche dei genitori e suoceri che spesso vivevano in casa con loro. Non avevano nessuna indipendenza economica. D1

Alexandra: Interessante! Ci sono quindi stati dei cambiamenti sostanziali nella famiglia negli anni anni successivi. Che cosa ha determinato questo cambiamento?
Prof. Valente: gli anni ‘60 e ‘70 sono stati determinanti per il cambiamento della famiglia italiana. All’inizio lo sviluppo economico ha offerto alle donne più opportunità di accesso all’istruzione e quindi al mondo del lavoro. Questo ha drasticamente cambiato dinamiche all’interno della famiglia. Negli anni ‘70 le contestazioni studentesche e il nuovo diritto di famiglia hanno portato, almeno legalmente, ad una parità tra marito e moglie nella gestione della famiglia.
Alexandra: mi può parlare un po’ di più del cambiamento del diritto di famiglia in quegli anni?
Prof. Valente: certamente! Nel 1975 con la modifica di alcuni articoli del codice civile, si è arrivati al nuovo diritto di famiglia. I cambiamenti fondamentali furono:
– l’uguaglianza tra i coniugi
– la responsabilità di entrambi i genitori di proteggere ed educare i figli minorenni
– la possibilità di separarsi e divorziare
Qualche anno dopo, furono promulgate delle leggi per la tutela sociale della maternità e norme che davano diritto alle donne di scegliere se, ed eventualmente, quando diventare madri. Questi sono alcuni motivi per cui i nuclei familiari sono diventati sempre più piccoli. Si è passati da una famiglia grande e estesa a una famiglia nucleare. La donna moderna ha fatto molte conquiste, anche grazie alla tutela dei diritti al congedo di maternità.

D2

Alexandra: mi scusi ma che cos’è esattamente il congedo di maternità?
Prof. Valente: Quando una donna aspetta un bambino può godere del congedo di maternità che varia a seconda del lavoro. Una donna ha l’obbligo di fare una pausa dal lavoro con lo stipendio fino a 5 mesi tra gli ultimi mesi di gravidanza e la nascita del bambino. Si possono prendere più mesi di congedo (fino a 6) con una riduzione dello stipendio. Il datore di lavoro deve garantire il riento con le stesse mansioni e lo stesso stipendio che la lavoratrice aveva al momento del congedo.
Alexandra: E i padri? Hanno anche loro il congedo parentale?
Prof. Valente: Non hanno un congedo obbligatorio ma solo facoltativo, cioè possono assentarsi dal lavoro con una riduzione dello stipendio. D3

Alexandra: Ho capito! Grazie! Vorrei ora farle una domanda riguardo i matrimoni: molte coppie oggi decidono di convivere invece di sposarsi. Questo è un fenomeno esteso in Italia?
Prof. Valente: Sì, è un fenomeno in crescita: molte coppie vivono insieme e hanno anche dei figli ma non sono sposate. Si chiamano “coppie o famiglie di fatto”. Al tempo stesso sono in aumento le famiglie in cui i figli vivono solo con un genitore. I nuclei familiari sono sempre più piccoli: gli anziani per esempio vivono soli o con una badante.
Alexandra: Chi è la badante?
Prof. Valente: La badante è una persona che non ha qualifiche professionali specifiche e che accudisce persone anziane non autosufficienti mentre vive con loro. Spesso si tratta di persone, nella grande maggioranza donne, provenienti dall’Europa dell’Est. D4

Prof. Valente: In generale devo dire che per gli italiani la famiglia è ancora molto importante, un punto di riferimento. Molti giovani vivono in famiglia anche dopo i trent’anni. Anche quando ci si sposa o si va a vivere da soli, di solito non ci si allontana molto dalla famiglia d’origine. Negli ultimi anni a causa della crisi economica, molti giovani sono ritornati a vivere con i genitori che attivamente contribuiscono al benessere economico dei figli e a anche dei nipoti.
Alexandra: Allora oggi la famiglia italiana è davvero cambiata.
Prof. Valente: I dati ci dicono che il matrimonio ha una durata media di 15 – 16 anni. Il 60% circa dei matrimoni è religioso. Un bambino su 4 circa nasce da una coppia non sposata. Il numero dei componenti del nucleo familiare è di circa 2,5. Ci sono sempre più coppie che decidono di non avere figli. L’Italia è uno dei paesi europei con la più bassa natalità, tuttavia le famiglie che vengono da altri paesi e che si stabiliscono in Italia, tendono ad avere famiglie più numerose.
Alexandra: Già da diversi anni negli Stati Uniti le coppie dello stesso sesso possono sposarsi. È la stessa cosa in Italia?
Prof. Valente: Non esattamente, ma recentemente il parlamento ha approvato una legge sulle unioni civili, la legge Cirinnà. L’Italia come altri paesi europei finalmente riconosce legalmente le coppie omosessuali e regolamenta le convivenze al di fuori del matrimonio. La coppia deve essere maggiorenne ed avere un legame affettivo. Non si può adottare il figlio del partner, né si hanno vincoli di fedeltà.
Alexandra: È certamente un progresso rispetto al passato. La ringrazio molto. Mi ha aiutato davvero ad avere una panoramica del cambiamento del ruolo della donna e della famiglia italiana. D5

Grammar Recaps:

  1. sta facendo presente progressivo – si forma con il presente del verbo stare (sto, stai, sta, stiamo, state, stanno) e il gerundio (-ANDO per verbi in -ARE, -ENDO per verbi in -ERE e -IRE). Ricordate che i seguenti verbi hanno una forma irregolare del gerundio: bere (BEVENDO), dire (DICENDO), fare (FACENDO).
  2. sta lavorando: presente progressivo.
  3. sta collaborando: presente progressivo
  4. negli: preposizione articolata formata da IN + GLI. Normalmente di fronte al nome di una nazione non usiamo l’articolo, ma in questo caso dobbiamo usare l’articolo perché UNITI è un aggettivo.
  5. era: imperfetto – tutti i verbi di questo paragrafo sono coniugati all’imperfetto perché descrivono una situazione al passato (la vita della tipica famiglia italiana fino agli anni ’50).
  6. quegli: aggettivo dimostrativo. Dobbiamo usare la forma corretta a seconda del nome che precede (nello stesso modo in cui usiamo l’articolo determinativo):
    QUEL libro – QUEI libri
    QUELLO zaino – QUEGLI zaini
    QUELL’ombrello – QUEGLI ombrelli
    QUELLA ragazza – QUELLE ragazze
    QUELL’aula – QUELLE aule
  7. dei: preposizione articolata formata da DI + I
    In questo contesto questa preposizione articolata è usata come partitivo, cioè per indicare una quantità non precisata = alcuni.
  8. gli anni ’60 e ’70: in questo modo si indicano i decenni del ventesimo secolo.
  9. furono: passato remoto del verbo ESSERE:
    fui
    fosti
    fu
    fummo
    foste
    furono
  10. furono promulgate delle leggi: forma passiva: “delle leggi” è il soggetto, “furono promulgate” è la forma passiva al passato remoto del verbo promulgare.
  11. per cui: se preceduto da preposizione, usiamo il pronome relativo CUI (invece di CHE).
  12. si possono: forma impersonale: in questa frase non c’è un soggetto definito, il pronome SI funge da soggetto. Il verbo in questo caso è coniugato alla terza persona plurale perché l’oggetto diretto (mesi) è plurale.
  13. sposarsi: quando l’infinito di un verbo finisce con -SI, questo è un verbo riflessivo o reciproco.
  14. ci si sposa: qui il verbo riflessivo sposarsi è coniugato nella forma impersonale, con il pronome impersonale SI. In questi casi, invece di usare due volte il pronome SI (una volta per il pronome impersonale e una seconda volta per il pronome riflessivo), usiamo CI SI. Altri esempi: La domenica CI SI sveglia tardi. Quando si va alle feste CI SI diverte molto.
  15. sono ritornati: passato prossimo del verbo ritornare. Ricordate che quando usiamo il verbo ESSERE come ausiliare, il participio passato deve accordarsi con il soggetto.
  16. ci: pronome oggetto indiretto:
    mi
    ti
    gli/le
    ci
    vi
    gli
    In italiano, quando i verbi DIRE, INSEGNARE, RACCONTARE, SCRIVERE, SPIEGARE sono seguiti da un oggetto che indica una persona, questo oggetto è indiretto.
  17. da: preposizione semplice usata con il significato di “from” con i verbi VENIRE, RITORNARE, USCIRE, ARRIVARE… MA ricorda che “do be from (a city or town)” in italiano è: ESSERE DI. Quando invece vogliamo indicare la nazione di provenienza in italiano usiamo l’aggettivo di nazionalità: I’m from Canada = Sono canadese.

Transcript of audios containing comprehension questions:

  1. Quali erano i ruoli dell’uomo e della donna all’interno della famiglia negli anni ’50?
  2. Dopo l’approvazione del nuovo diritto di famiglia come sono cambiati i ruoli all’interno della famiglia? Quali diritti ha acquisito la donna?
  3. In cosa consiste il congedo parentale? Spiega!
  4. Come sono le famiglie italiane di oggi? Quali sono le differenze rispetto al passato?
  5. Che cos’è la legge Cirinnà? Descrivila!